Roberto Palazzi – SCRITTI DI BIBLIOGRAFIA, EDITORIA E ALTRE FUTILITÁ
€25.00
ISBN 9788895844046
Formato 13×20,5
Brossura con alette
450 pagine
a cura di Massimo Gatta e Mauro Chiabrando
introduzione di Corrado Bologna
con scritti di Piero Piani, Mario Perniola, Pietro Spirito
Roberto Palazzi (Firenze 1946, Roma 2002) trascorse infanzia e l’adolescenza a Genova dove frequentò il Liceo scientifico iscrivendosi poi a Ingegneria e quindi alla Facoltà di Filosofia. Il lavoro del padre, ingegnere e ricercatore, portò la famiglia a trasferirsi a Roma nel 1968. Nella Capitale Palazzi entrò in contatto con gruppi d’avanguardia e underground, eseguendo scenografie per il teatro Beat ‘72. L’esordio nel mondo editoriale e librario avvenne alla Libreria Arcana di Raimondo Biffi e alla omonima casa editrice. Editor alla Savelli per un breve periodo, nel 1981, aprì a Roma con Maria Gabriella Carbone la Libreria al Vascello. Chiusasi dopo un decennio quell’esperienza, Palazzi darà infine vita a uno studio bibliografico con lo stesso nome. Prima di essere “libraio”, Palazzi fu soprattutto lettore vorace e onnivoro, quindi anche curioso di investigare a ogni latitudine la natura di bibliofilie, bibliomanie e acribie cartacee. Doti come il bilinguismo (tedesca la lingua materna), la prodigiosa memoria (anche visiva) e un’ottima manualità, gli consentirono di cimentarsi nella autoproduzione di edizioni, approdando con largo anticipo a scoperte e riflessioni su forme e contenuti del prodotto editoriale che avrebbero caratterizzato, solo a partire degli ultimi anni Novanta, il rapporto spesso controverso tra collezionismo e cultura. Nei suoi lavori il futile, termine tanto caro a un grande umorista come Marcello Marchesi, si unisce al dilettevole come il migliore antidoto contro “trombonismi” e “puzze al naso” di tanta vanagloriosa italica intellettualità. Così, nonostante le rettifiche di un semplice lettore non vengano quasi mai pubblicate, per anni scrisse alle redazioni dei quotidiani segnalando errori marchiani e imprecisioni imbarazzanti. La sua “popolarità” tra amici, studiosi, collezionisti e librai era figlia di passioni da condividere, con garbo, leggerezza e generosità, attraverso il dono di brillanti conversazioni trapuntate di informazioni preziose, idee folgoranti, battute e sberleffi. Il lettore attento scoprirà nei suoi scritti, come una filigrana in controluce, il sottile piacere del dandy che ama esplorare in diagonale l’oceano del sapere, indifferente alla sua natura effimera, perché proprio in quel navigare serendipico sta il senso salvifico della cultura.